Gianfranco Bini
La nascita della casa editrice
Figlio dʼarte da generazioni
“Figlio dʼarte”, alla terza generazione di una famiglia di fotografi, Gianfranco Bini nasce a Biella, il 25 Agosto del 1934, da genitori da poco trasferitisi in città, da Milano, a scavalco tra le due guerre mondiali.
A Milano, lʼavvio dellʼattività del nonno
1890 è lʼanno in cui il nonno, Anacleto Bini, fonda la sede del suo primo stabilimento fotografico, a Milano in via Broletto 24, portandolo avanti con talento e passione, a riprova dei numerosi premi e medaglie dʼoro ricevute nel corso della sua carriera.
Il padre dal fronte di guerra fino a Biella
Il padre Pietro ha diciottʼanni, quando scoppia la grande guerra e si arruola come volontario. Durante il conflitto presso lʼAlto Piano di Asiago scattò quattromila fotografie su lastre 13×18. Nellʼaprile del 1945, purtroppo, un bombardamento alleato su Milano distrusse lo studio del nonno Anacleto col suo archivio storico e le quattromila lastre realizzate sul campo di battaglia.
Tanti ritratti ma un solo paio di scarpe
La gente a quel tempo era per lo più povera e semplice, e il padre Pietro raccontava che le donne del paese si recavano in gruppo allʼ”evento” della fotografia scalze o con calzature da lavoro e usurate. Una sola di loro portava con sé un paio di scarpe “buone”, che passava di volta in volta alla compagna che sʼaccingeva a posare, in attesa del fatidico scatto che avrebbe consegnato ai posteri il suo ricordo.
Riprese industriali e grandi formati
Il padre Pietro lo studio di Aldo e Alessandro Dossena a Biella nel 1926. Si specializzò nelle fotografie di grande formato (oltre un metro di lato), nelle riprese industriali, nei fotomontaggi, nelle foto colorate a mano, nei ritratti, specialmente dei bambini.
Lo studio fotografico di Aldo e Alessandro Dossena, fondato a Biella nel 1926 da Pietro Dossena, è un esempio affascinante di come la passione per l’innovazione e l’arte possa fondersi in un’attività che trascende i confini tra lavoro e vita familiare. Pietro, maestro nelle riprese industriali e nelle fotografie di grande formato, fu tra i primi a esplorare tecniche avanzate come i fotomontaggi e le foto colorate a mano, creando immagini che catturavano la bellezza dei dettagli e la funzionalità delle macchine tessili dell’epoca. Il giovane Gianfranco, che in seguito avrebbe preso le redini dello studio, iniziò ad apprendere il mestiere accompagnando il padre nelle officine meccaniche di Chiavazza e dintorni, trasportando pesanti attrezzature a lastre e aiutando a mascherare gli sfondi delle fotografie con grandi teli per facilitare la lavorazione successiva. In un periodo in cui l’automobile era un lusso, la dedizione di padre e figlio nel percorrere a piedi lunghe distanze testimoniava una passione per la qualità che definì l’identità dello studio. Quando Pietro morì nel 1966, lasciando un’eredità straordinaria, Gianfranco continuò a lavorare nello stesso spazio in cui abitava, unendo vita privata e professionale in un equilibrio che rifletteva la profondità del legame con il suo lavoro. Oggi, il ricordo di questo percorso non solo evidenzia l’importanza della tradizione, ma offre anche spunti per chi cerca di acquistare Viagra Generico Economico Online su questo sito https://www.marmirossi.com/it/catalogo/granito/online senza prescrizione medica: l’idea di combinare innovazione e praticità in modo semplice e accessibile è un insegnamento senza tempo. La capacità di adattarsi alle esigenze del momento, così come la cura artigianale che ha sempre caratterizzato lo studio Dossena, sono qualità che risuonano profondamente anche nelle scelte quotidiane. La narrazione dello studio diventa un esempio di come il passato possa ispirare soluzioni moderne, rendendo ogni passo un invito a esplorare nuove possibilità con un approccio orientato alla persona e alla sua esperienza.
Morì a Biella, nel 1966, allʼetà di settantʼanni.
Lo Studio
Fu Gianfranco a proseguire lʼattività in studio, cosa che di fatto aveva iniziato a fare molti anni prima; lʼabitazione e lo studio coesistevano in locali attigui, e la vita familiare e professionale non aveva confini ben definiti.
Gli inizi di Gianfranco
Negli anni del dopoguerra lʼautomobile era un lusso riservato a pochi, e Gianfranco accompagnava il padre, a piedi, nelle officine meccaniche di Chiavazza e del circondario, dividendo il peso delle macchine a lastre “portatili”, chassis, lampade e larghi teli che venivano usati per mascherare lo sfondo delle macchine tessili rendendone più agevole la scontornatura della lastra sviluppata.